Gli enti privatizzati non esitano a far cassa a danno degli affittuari.
Il caso dell’Enpam che ha conferito i suoi immobili in un fondo della Pirelli Re.
Mentre il Tribunale di Milano apre un fascicolo per truffa
di Manuele Bonaccorsi
Cosa mette uno contro l’altro un giovane medico precario e un consulente informatico, anch’egli precario? Per quale motivo gli interessi di un dipendente di un’agenzia di viaggio di Roma si scontrano con quelli di un impiegato di banca di Trieste? Perché il diritto alla casa di due pensionati al minimo entra in contrasto col diritto alla pensione di un agente di commercio? Lavoratori contro inquilini. In mezzo c’è la casa, il bene primario che in Italia è diventato un lusso. E i processi di dismissione o valorizzazione del patrimonio immobiliare degli enti previdenziali privatizzati. Che per far cassa non esitano a lucrare sugli inquilini che abitano le case di proprietà dell’ente, con l’aiuto di banche, agenzie immobiliari, fondi speculativi. È uno scontro dal quale rischiano di guadagnarci solo loro. A meno che la magistratura non faccia saltare l’affare.
L’ipotesi è netta: truffa.
È contenuta in un fascicolo negli uffici del Tribunale di Milano, dopo un viaggio di mille chilometri, da Taranto alla metropoli lombarda. Tutto ha origine dall’esposto consegnato da un inquilino al sostituto Procuratore della Repubblica di Taranto Maurizio Carbone, che ha fatto partire le indagini della Guardia di Finanza. Al centro degli accertamenti l’apporto di 19 immobili dell’Enpam, la fondazione che gestisce le pensioni di medici e odontoiatri, nel fondo immobiliare chiuso Diomira, gestito dalla Pirelli real estate sgr. Una società che ha lo scopo di valorizzare il risparmio degli investitori, e in cambio incassa delle provvigioni. Quanto non è possibile saperlo, il fondo è riservato. Ma l’1 o il 2 per cento di un patrimonio dal valore di 148 milioni di euro fanno certo una bella cifra. Alcuni miliardi di vecchie lire.
In mezzo ci sono gli inquilini,
molti dei quali hanno “conquistato” la loro casa dopo aver partecipato a bandi pubblici rivolti a cittadini in condizione di disagio abitativo. Una legge, infatti, obbligava gli enti previdenziali a concedere il 50 per cento delle proprie abitazioni agli sfrattati. Oggi non è più così. E la valorizzazione degli immobili dei fondi pensione entra in contrasto col diritto alla casa degli inquilini. La particolarità è che dietro c’è una fondazione che gestisce contributi previdenziali obbligatori, nel cui statuto è scritto a chiare lettere: «Senza scopo di lucro». Il problema è che non si sa se l’Enpam sia pubblica o privata. Trasformata in fondazione nel 1994, è sottoposta al controllo dei ministeri del Lavoro e del Tesoro che presiedono il collegio sindacale e possono deciderne il commissariamento. Sembrerebbero a tutti gli effetti enti pubblici dotati di autonomia gestionale. Ma una norma del 2004 (Legge n. 243, articolo 1 comma 38) sostiene che la disciplina di favore, applicata nelle dismissioni del patrimonio degli enti previdenziali pubblici, non ha valore per i 16 enti delle professioni (medici, notai, ragionieri, avvocati, etc). Le casse previdenziali privatizzate che vendono in blocco non sono tenute a rispettare il diritto di prelazione e gli sconti sul prezzo di mercato concessi agli inquilini che hanno acquistato durante la fase delle cartolarizzazioni. Secondo questa norma gli enti privatizzati possono gestire gli immobili come meglio credono. E possono vendere e affittare a prezzi di mercato. Dalla solidarietà alla speculazione il passo è breve.
Il fondo Diomira nasce nel 2005.
L’Enpam vi deposita 19 immobili, oltre mille appartamenti di cui 903 già occupati, dal valore di mercato di 209 milioni di euro. L’obiettivo è «massimizzare il risultato netto da ripartire tra i partecipanti», da perseguire «mediante cessione degli immobili apportati e non mediante locazione». In cambio l’ente riceve 148 milioni: 70 milioni in quote del fondo, 78 milioni in denaro. Per racimolare una somma così ingente il fondo chiede un prestito a un pool di banche: la Calyon, la Bipop Carire, la Mcc Spa e poi Banco di Roma e Banco di Sicilia, oggi confluite in Unicredit. Per concedere il denaro le banche chiedono l’accensione di un’ipoteca di 186 milioni sull’intero patrimonio immobiliare. La concessione di un mutuo su una casa già ipotecata è una procedura molto complessa. Gli inquilini che decideranno di acquistare saranno costretti a rivolgersi alle stesse banche che hanno concesso il prestito al fondo. Secondo Daniela Pibiri, avvocato del foro di Palermo, che ha trascinato Pirelli Re ed Enpam in tribunale, «il finanziamento è suddiviso in tranche e imputato a soggetti diversi, probabilmente al fine di aggirare il limite legale all’indebitamento imposto dalla legge al 60 per cento del valore degli immobili». Inoltre, secondo l’avvocato, gli atti che hanno dato vita al fondo prevedono delle deroghe alle regole generali sui fondi immobiliari ammissibili solo nel caso in cui l’investitore sia un soggetto pubblico. «L’Enpam si definisce ente privato nel momento in cui decide di non concedere agli inquilini il diritto di prelazione e gli sconti sul prezzo. Poi si avvale dei vantaggi destinati agli enti pubblici. Gli inquilini a Palermo come in altre città - continua - avevano avanzato proposte di acquisto in blocco, a cui l’ente non ha dato risposta. Inoltre secondo la legge il conferimento al fondo avrebbe dovuto prevedere un blocco della vendita decennale». A supporto delle sue tesi l’avvocato cita numerose sentenze del Consiglio di Stato e una direttiva dell’Ue, secondo la quale l’Enpam è a tutti gli effetti un ente pubblico. Se il giudice dovesse darle ragione la cessione degli immobili Enpam al fondo Diomira sarebbe nulla. Resterebbero però il prestito e l’ipoteca. Viene il dubbio che l’Enpam non abbia fatto un buon servizio ai suoi contribuenti.
L’Enpam, d’altronde,
è solita impegnare i propri fondi in investimenti a rischio. Nel 2004, a esempio, investì 83 milioni in titoli obbligazionari di Lehman Brothers. Nel 2003 acquisì quote di un fondo comune di investimento immobiliare chiuso, Interbanca investimenti Sud, che ha subìto nel 2005 un decremento del 14 per cento del suo valore. L’Enpam, con Inarcassa, partecipa anche al fondo di private equity Absolute ventures. Non è un caso isolato: gli enti privatizzati investono, nel loro complesso, 700 milioni di euro in hedge fund, organismi finanziari speculativi ad alto rischio. Secondo un’interrogazione parlamentare dei deputati del Prc Russo Spena e Nardini dietro gli investimenti c’è la figura di Maurizio Dallocchio, docente di Finanza aziendale alla Bocconi e consigliere di amministrazione dell’Enpam. La sua cattedra, secondo l’interrogazione, è stata sostenuta da un finanziamento di 750.000 euro proprio della Lehman Brothers. Dallocchio ha anche rivestito la carica di consigliere di amministrazione di Interbanca e ha promosso il fondo Absolute ventures. Attualmente siede nel consiglio di amministrazione della società immobiliare Gabetti property solution, ed è presidente di City life, il quartiere che sorgerà nella vecchia Fiera di Milano. Finanziato, a quanto racconta un’inchiesta del Sole 24 ore, per l’80 per cento con un debito da 1,67 miliardi di euro. Dallocchio, per finire, era stato indicato nel 2005 come possibile sostituto di Emilio Gnutti alla guida della Hopa. Nel 2003, secondo un’interrogazione parlamentare di Alfonso Gianni, sedeva anche nel cda della Banca Sai del gruppo Ligresti, noto immobiliarista milanese. A cui, nel 2001, l’ente aveva conferito la gestione di numerosi alberghi di sua proprietà, tramite la controllata Atahotels. In quell’anno, l’Enpam aveva anche staccato un assegno di 18,4 miliardi di lire per spese di ammodernamento degli hotel. Per finire, alcuni anni fa l’Enpam aprì una gara per la cessione in blocco di 748 unità abitative a Ostia. Si aggiudicò l’appalto la Beatrice 2 spa dell’immobiliarista Antonio Pulcini. Dopo poco l’intero pacchetto fu venduto alle cooperative degli inquilini. Ma con un prezzo maggiorato dell’8 per cento. Anche in questo caso le case furono vendute senza concedere il diritto di prelazione.
Nella gestione del patrimonio Enpam entra anche la Colliers Elitrade,
che cura un progetto di dismissione di 2.500 alloggi sparsi in tutta Italia. L’advisor del progetto è un certo Ofer Arbid, un uomo d’affari israeliano, fondatore o socio di numerose società immobiliari in Israele e negli Usa. È lui ad aver firmato le lettere giunte a centinaia di inquilini con la richiesta di aumenti del canone di affitto di oltre il 100 per cento, come è accaduto a Roma. O proposte di acquisto dal prezzo inaccessibile ai più. Come quelle giunte agli inquilini di Firenze o del complesso Torre Azzurra di Napoli: 5.000 euro al metro quadro per la città toscana, 3.500 euro per gli appartamenti partenopei. Sulla vicenda si è aperto un tavolo di trattativa con i sindacati degli inquilini, che chiedono l’applicazione del canone concordato e prezzi di vendita più bassi. L’ultimo incontro, martedì scorso, si è chiuso con un nulla di fatto.
Il complesso Torre Azzurra di Napoli
è stato costruito alla fine degli anni Ottanta, e dopo aver cambiato molti proprietari, è stato acquistato in parte dall’Enpam, in parte dall’Inpdap. I fortunati inquilini degli immobili Inpdap, del tutto eguali agli altri, hanno potuto acquistare nel 2001 a un terzo del prezzo richiesto oggi dalla Colliers. Lo stesso è accaduto a Taranto, dove il fondo Diomira ha venduto alcune case a prezzi quattro volte superiori a quelli degli immobili Enasarco e Inpdap, ceduti a circa 30.000 euro nel 2005. Gli edifici si trovano in periferia e sono abitati in buona parte da anziani. Il fondo Diomira ha firmato con Sunia-Sicet e Unia un protocollo di intesa: agli inquilini ultrasessantacinquenni viene garantito solo l’acquisto del diritto di usufrutto. A coloro che si trovano in disagio economico è garantito un solo rinnovo del contratto. Ma dovranno dimostrare di avere un reddito così basso da poter entrare nelle graduatorie delle case popolari. «La cassa Notariato, la cassa Forense e quella dei ragionieri e ancora l’Inarcassa. Sono tutti enti privatizzati con i quali non riusciamo a far partire tavoli di trattativa per il rinnovo dei contratti. Noi chiediamo di utilizzare il canale concordato, loro invece fissano prezzi di mercato», spiega Vincenzo Simoni, segretario nazionale dell’Unione inquilini. «Il rischio è che una nuova ondata di sfratti si abbatta sulle città. Per questo abbiamo chiesto al ministero del Lavoro di intervenire. Non ci opponiamo agli aumenti. Ma chiediamo che siano vincolati agli accordi territoriali previsti dalla legge 431. Mentre queste casse si comportano come le peggiori società immobiliari», continua Simoni. Il caso dell’Enpam è abbastanza anomalo secondo Walter Petrucci, avvocato dell’Unione inquilini. «L’Enasarco ci aveva provato qualche anno fa, ma un’inchiesta della magistratura aveva bloccato tutto. Ora quasi nessuno vuole vendere. L’Enpam potrebbe fare da apripista a una seconda ondata di dismissioni. Ma siamo sicuri che l’uso speculativo dei fondi pensione convenga ai contribuenti? Senza patrimonio immobiliare gli enti sono più deboli, i conti meno sicuri».
Non ha dubbi Eolo Parodi
presidente dell’Enpam, che nella sua lunga carriera è stato deputato della Dc, europarlamentare e responsabile Sanità di Forza Italia: «Il governo ci chiede di aumentare la redditività del nostro fondo. Noi allora abbiamo cercato una soluzione per far fuori ciò che rendeva poco, circa l’1 per cento, risparmiando in spese e personale. Così crediamo di poter ricavare almeno il 6 per cento. Certo, per chi vive in quelle case può essere un problema, ma il nostro compito è garantire la pensione agli iscritti. I conti sono ottimi, abbiamo un attivo di 650 milioni di euro. Ma non possiamo permetterci di gestire i nostri fondi al ribasso. Li investiamo in fondi sicuri, ma dobbiamo garantirci dinanzi ai rischi del futuro». A Parodi, uomo della Prima repubblica nato nel 1926, chiediamo che fine abbiano fatto i principi di solidarietà che spingevano lo Stato a destinare a cittadini in difficoltà la metà del patrimonio abitativo degli enti. «È un’altra epoca. Quella solidarietà non esiste più».
30 novembre 2007
LINK
giovedì 22 gennaio 2009
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento